e nuovi orizzonti.
Benvenuta e benvenuto a Sirenamente!
Perché ho scelto questo nome?
Sarà che casa è popolata da sirene, compresa una con le orecchie da gatto e la sua meravigliosa nave da crociera. Mia figlia le adora, e io la capisco.
Le sirene sono creature affascinanti. Hanno la capacità di abitare le profondità marine, ed esplorarle senza fatica. Ma sono per metà umane, possono emergere e osservare l’orizzonte dalla superficie ogni volta che ne hanno voglia.
Hanno la possibilità di stare dentro e fuori: possiedono entrambe le prospettive.
Poter accogliere dentro di sé emozioni intense, ma allo stesso tempo maturare uno sguardo esterno razionale, credo sia per molti una sfida tra le più ardue.
Una decina di anni fa, una persona mi ha detto che io (“Io?!” pensai) lo sapevo fare.
A quei tempi ero in un faticoso work in progress, avevo ancora molta paura. Ma ci sono persone che riescono a scorgere potenzialità, prima ancora che tu stesso le possa scoprire.
Comunque, c’era sicuramente un parallelismo: il mio impegno nell’imparare a memoria il finale di Va dove ti porta il cuore, durante l’adolescenza. Ero convinta che ripeterlo più volte mi avrebbe svelato la ricetta per una vita serena:
Radici e chioma devono crescere in egual misura, devi stare nelle cose e starci sopra, solo così potrai offrire ombra e riparo, solo così alla stagione giusta potrai coprirti di fiori e di frutti.
Sirene come alberi, ma in movimento.
Ed eccomi qui, a 42 anni, arteterapeuta da 6, madre da 5, moglie da 7, dopo 10 anni di terapia, 785 alberi disegnati, immersioni abissali, e la visione di bellissimi orizzonti.
Da tutto questo, nasce il nome della mia newsletter: Sirenamente.
Sarà un diario da arteterapeuta, un block notes sulla genitorialità e l’infanzia, un viaggio tra profondità e superficie. Spero possa farti compagnia ed esserti utile.
Ti piace?
Che dire, ormai è fatta. Benvenute e benvenuti!
Nel prossimo post entreremo nel vivo dell’arteterapia. Non perdetelo!
Vita vera
Sabato Dora si è fratturata il braccio.
Una delle solite corse, una delle solite cadute, dal pianto insolitamente disperato.
Seppur volessi conservare una piccola speranza che nulla di grave fosse successo, ho capito subito che non sarebbe bastato il ghiaccio questa volta.
Siamo andate all'ospedale dei bambini, avevano meravigliosi unicorni e Mr Patato disegnati sui muri, ma nessun ortopedico. 🤷♀️
Dopo un’accoglienza da poste - il giorno in cui l’impiegato è particolarmente adirato - e una tranquilla oretta e mezza di attesa, ci hanno portate in ambulanza al Gaetano Pini.
Nonostante il pronto soccorso fosse strapieno e non propriamente un ambiente allegro, i medici ci hanno trattate con una delicatezza e una dolcezza davvero generosa.
Gli unicorni non sono sempre la scelta migliore, l’ho imparato.
Il consiglio più utile che ho ricevuto? “Se un bambino sta male, chiama il 118 e chiedi qual è l’ospedale più adatto al suo problema.“
Prendo nota, è difficile rimanere lucide quando si tratta del dolore di chi ami.
Il parere dell’esperta
Dora, che consiglio daresti alle mamme, riguardo quest’esperienza: “ehm… con il braccio rotto non si può andare a scuola” (sogghigna).
Qualcosa di me
Sono Sabrina Di Giorgio, arteterapeuta a indirizzo psicodinamico, diplomata alla scuola di Art Therapy Italiana e membro di Apiart (Associazione Professionale Italiana Arteterapeuti).
Diplomata in Illustrazione e Animazione Multimediale all’Istituto Europeo di Design nel 2004, lavoro anche come art director.
Okay, questo è l’inizio del mio cv, e solo quest’estate ho deciso che le due cose insieme potessero davvero incastrarsi invece di scorrere parallele nella mia vita, senza incontrarsi mai.
Il modo in cui però ora mi descriverei è questo: sono Sabrina Di Giorgio, arteterapeuta appassionata del mio lavoro e mamma di Dora, con cui condivido l’immensa gioia del creare. Segni particolari: inguaribile entusiasta.
Alla settimana prossima!
SPLASH!
Sabrina
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